Pensioni 2024: quali sono i possibili scenari?

La riforma delle pensioni proposta dal Governo Meloni potrebbe portare a diversi cambiamenti riguardanti l’età pensionabile, le lavoratrici donne e l’APE Sociale. Sul tavolo dei dibattiti pubblici sono infatti in ballo evoluzioni delle attuali condizioni relative, soprattutto, all’età pensionabile. Si tratta certamente di una tematica molto calda, che tocca da vicino una cospicua fetta di italiani e che può condizionare il futuro di molte famiglie. Le riforme relative alle pensioni, di fatto, hanno ripercussioni anche su molti altri ambiti affini, come l’uscita dal mondo del lavoro, l’organizzazione della gestione familiare, ma anche l’accesso ai prestiti personali.

Tra i numerosi tipi di prestiti personali che si possono richiedere, una parte sono proprio riservati ai pensionati. Allo stesso tempo, per essere ottenuti, è necessario il rispetto di alcuni requisiti, come le soglie del cedolino pensione, l’età, il reddito. Tutti fattori chiaramente influenzati dalle condizioni per raggiungere la pensione e, quindi, dalle imminenti riforme da parte del Governo. Bisogna tenere presente che la situazione è ancora incerta e sarà necessario attendere ulteriori informazioni per avere una visione chiara delle modifiche proposte. Prima di approfondire gli scenari possibili, però, è doveroso chiarire alcuni punti oggetto della riforma, come le Quote, l’Ape Sociale e l’Opzione Donna.

Cosa si intende per Quota

La quota per ottenere la pensione si riferisce alla combinazione di età anagrafica e anni di contributi necessari per poter accedere alla pensione, nel sistema previdenziale italiano. Le regole e i requisiti per la pensione possono variare da una legislazione all’altra, quindi, è importante considerare la legislazione specifica del momento. In passato, infatti, abbiamo sentito spesso parlare di Quota 100 o Quota 103; è bene quindi chiarire meglio questo concetto.

Il sistema previdenziale prevede un’età minima per accedere alla pensione, che di solito si situa intorno ai 67 anni. Tuttavia, per ottenere la pensione completa potrebbe essere necessario raggiungere una “quota” che combina l’età anagrafica con un certo numero di anni di contributi versati al sistema previdenziale. Ad esempio, si potrebbe richiedere una quota di 67 anni di età e 40 anni di contributi per ottenere la pensione completa. Ciò significa che un individuo dovrebbe aver raggiunto i 67 anni di età e aver versato contributi per almeno 40 anni, per essere idoneo a ricevere la pensione completa. In alcuni sistemi previdenziali è possibile accedere a una pensione parziale con requisiti meno stringenti, come un’età inferiore o un numero inferiore di anni di contributi. La Quota 100, introdotta nel 2019 ha permesso, ad esempio, un lavoratore di 62 anni che aveva versato contributi per almeno 38 anni (62 + 38 = 100) di richiedere la pensione anticipata. In questo modo anche l’età per accedere ai prestiti personali riservati ai pensionati, si sarebbe abbassata. Al momento pare che non ci saranno cambiamenti e, quindi, resterà in vigore la Quota 103, già in atto l’anno scorso.

Cos’è l’Ape Sociale

L’Ape Sociale è un acronimo che sta per “Anticipo Pensionistico per l’Equilibrio di Bilancio e la Solidarietà“. È un meccanismo introdotto in Italia nel 2017, con l’obiettivo di fornire un’opzione di pensionamento anticipato per i lavoratori in determinate categorie svantaggiate o in condizioni particolari. L’Ape Sociale è rivolto principalmente a lavoratori che sono in una situazione di disagio sociale o che svolgono professioni considerate gravose. Alcuni esempi di categorie di lavoratori che possono accedere all’Ape Sociale includono i lavoratori precoci, i lavoratori disoccupati con almeno 30 anni di contributi, i lavoratori con disabilità, i lavoratori esposti a rischi lavorativi o in attività di tipo usurante.

Questo meccanismo consente ai lavoratori che soddisfano i requisiti di accesso, di andare in pensione in anticipo rispetto all’età pensionabile standard, pur ricevendo un importo di pensione ridotto rispetto alla pensione completa. L’Ape Sociale prevede il pagamento di un prestito che accompagna la persona fino al raggiungimento della pensione per anzianità, che può essere rimborsato nel corso della pensione o attraverso altre forme di compensazione.

Cosa s’intende per Opzione Donna

L’opzione donna è una misura introdotta in Italia per consentire alle donne di accedere alla pensione anticipata con requisiti meno stringenti rispetto agli uomini. È stata istituita con l’obiettivo di agevolare le lavoratrici che si trovano in situazioni di svantaggio, spesso caratterizzate da carriere lavorative più interrotte o part-time a causa di responsabilità familiari. In base all’opzione donna, le lavoratrici possono richiedere la pensione anticipata a condizione che abbiano raggiunto un’età anagrafica minima e abbiano accumulato un determinato numero di anni di contribuzione. In generale, le donne che intendono avvalersi dell’opzione donna devono aver raggiunto almeno l’età di 58 o 59 anni e aver versato contributi per almeno 35 anni. Tuttavia, è importante sottolineare che al momento è un’opzione incerta, in quanto non si sa se sarà rinnovata oltre dicembre 2023. 

Gli scenari possibili in seguito alla Riforma Pensioni per il 2024

La Maxi riforma delle pensioni potrebbe prevedere uno stanziamento di denaro che va dagli 8 ai 10 miliardi di euro. In questo caso potrebbe essere previsto un parziale superamento della Legge Fornero già a partire dal 2024 e questo potrebbe consentire di estendere la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Si potrebbero anche rivisitare le condizioni di accesso alla pensione anticipata, comprese le regole per Opzione Donna. Inoltre, potrebbe essere prorogata di un altro anno l’Ape sociale. Inoltre, potrebbe essere previsto anche un aumento delle pensioni minime verso la soglia dei 1.000 euro.

Se le risorse disponibili fossero limitate, il governo potrebbe concentrarsi su interventi specifici. In questo caso, potrebbe essere confermata solo la Quota 41 per tutti i lavoratori, abbandonando definitivamente l’Opzione Donna. Per quanto riguarda le pensioni minime, si potrebbe puntare a confermare gli aumenti visti nel 2023, con un aumento a 600 euro per gli over 75 e una rivalutazione ordinaria del 2,7%.

Al momento, sembra che lo stanziamento di 4 miliardi di euro sia l’ipotesi più accreditata. In questo caso, potrebbe essere confermata la Quota 103 per un altro anno, consentendo di andare in pensione con 41 anni di contributi a partire dai 62 anni di età. L’Ape sociale potrebbe non essere a rischio, ma Opzione Donna potrebbe essere eliminata dopo dicembre, come accennato.

Tuttavia, è importante tenere presente che queste sono solo ipotesi e che le decisioni definitive verranno prese dopo un confronto tra il governo e i sindacati, nonché in base alle risorse disponibili.

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